Criptocrime – assalto alla moneta digitale
18 Luglio 2025
Rapimenti e aggressioni per estorcere le password. Hacker che svuotano i conti. Nata all’insegna della libertà, la moneta virtuale è ormai un fenomeno di massa. Tra mafie a caccia di opportunità per riciclare e un’industria di ricatti ai danni degli investitori
No, non posso dire quanti bitcoin ho: è troppo pericoloso, ci sono stati cinquanta rapimenti nell’ultimo anno.
Ho figli e voglio tutelarli. Federico Pecoraro, uno dei pionieri dei bitcoin ha installato i primi Atm dedicati in Italia nel 2013 non è il solo a essere terrorizzato. Non citatemi, stanno succedendo cose troppo brutte in questi giorni. Vorrei solo una vita normale, adesso, racconta un altro pioniere.
Quest’ondata di rapimenti a scopo di estorsione in Europa e negli Usa, ai danni di milionari delle criptovalute, è solo l’ultimo esempio di dove siamo arrivati con un fenomeno che ha cambiato tutte le regole della finanza. E del crimine.
Rischi e aspetti positivi sono due facce strettamente connesse, da conoscere per chi si interessa a questo mondo.
Oggi ci sono circa 172 mila persone che posseggono almeno un milione di dollari in criptovalute, secondo gli specialisti in migrazione patrimoniale e investimenti Henley & Partners. Milionari (o miliardari) che, non essendo a capo di aziende tradizionali con molti dipendenti, sono spesso sconosciuti al grande pubblico. Ma per loro sfortuna non lo sono più ai criminali.
Tra i casi più eclatanti: David Balland, co -fondatore di Ledger (azienda che opera nel settore), e sua moglie sono stati rapiti a gennaio in Francia. Sempre in Francia il Paese europeo più colpito i criminali hanno rapito il padre di un imprenditore delle cripto chiedendo al figlio milioni di euro.
In entrambi i casi la polizia ha liberato gli ostaggi, ma Balland e il padre dell’imprenditore porteranno sempre i segni. I criminali hanno mozzato loro un dito durante le trattative per il riscatto.
Le criptovalute stimolano questi crimini non solo perché hanno aumentato il numero dei ricchi. Ma anche per due altri motivi. I criminali possono avere il riscatto in quella stessa moneta, in un attimo e senza passare dai canali bancari ufficiali, con una comodità certo maggiore rispetto a una valigia di contanti. Il tesoro in cripto è custodito poi da una singola importantissima password. Chi la conosce può mettere le mani su tutto. I criminali a volte torturano e drogano le persone per avere la loro password, come accaduto quest’anno a un turista italiano a New York.
La facilità con cui le cripto sono usate per scambi monetari internazionali le rendono del resto strumento preferito per truffe, traffico di droga, riciclaggio e altri reati, incluso il terrorismo. Ma è anche il motivo per cui sono diventate riserva monetaria per i cittadini in molti Paesi la cui valuta è debole e troppo volatile, vedi Nigeria, Turchia, Venezuela. La forza innovativa delle cripto e il suo lato oscuro viaggiano sempre assieme.
Questi elementi di eccezionalità del mondo cripto rispetto alla finanza tradizionale sono rilevanti anche per i piccoli investitori. Per loro il rischio non è quello di essere rapiti, ma di subire truffe di vario tipo, spiega Ferdinando Ametrano, co -fondatore e amministratore delegato di CheckSig (piattaforma utile per gli investitori), tra i massimi esperti del tema, anche docente presso l’università degli Studi di Milano.
La truffa più comune di cui L’Espresso si è già occupato sono i finti investimenti: persone che convincono, via internet o al telefono, a comprare criptovalute tramite loro ma che in realtà si intascano i soldi. E non solo. I truffatori si ingegnano in tanti trucchi per carpirti la password, non bisogna comunicarla a nessuno per nessun motivo, spiega Pecoraro. L’ultimo caso, a giugno: i criminali hanno corrotto persone dell’assistenza tecnica di note aziende che gestiscono le criptovalute, come Coinbase, per avere i dati dei loro utenti più danarosi (negli Usa e Regno Unito). In questo modo hanno potuto ingannarli e rubare le criptovalute, per centinaia di milioni di dollari.
In questo caso le aziende, per le loro responsabilità, hanno rimborsato. Ma negli altri no. Nel mondo delle cripto, non c’è un sistema come l’arbitro bancario finanziario italiano, con cui gli utenti possono avere un rimborso dalle banche per frodi simili. E certo i sistemi di sicurezza bancari sono di un altro livello, a tutela dei propri utenti, per via della forte regolamentazione e di decenni di investimenti in questa direzione.
Succede quindi che le aziende delle cripto subiscano un attacco informatico di solito da hacker, spesso al soldo della Corea del Nord e il conseguente furto di quanto custodito. Oppure falliscano, per cattiva gestione e frodi finanziarie, come successo a Ftx (un buco di 30 miliardi di dollari, il suo fondatore è in carcere) e a Terra Luna.
Chi vi ha messo i soldi può sperare solo in rimborsi parziali e nel lungo periodo, se va bene, grazie all’azione dei liquidatori. Il sistema europeo e italiano prevede una solida tutela dei depositi fino a 100mila euro grazie al Fondo interbancario di tutela dei depositi, che protegge i risparmi dei clienti in caso di fallimento bancario.
Al tempo stesso e nonostante tutto, è impossibile resistere al fascino di questo mondo, raccontato i pionieri. Sì, la principale attrazione restano i grandi guadagni.
Chi ha investito in bitcoin nel 2020 ora ha dieci volte il capitale; anche se nel frattempo tante altre criptovalute sono fallite, azzerando tutti i soldi degli utenti.
Ho guadagnato 240 mila euro con le cripto, ci ho pagato parte della villa nuova a Roma Nord. Esentasse: all’epoca la normativa era in un’area di grigio, si poteva fare, dice C., che vuole restare anonimo: Non si sa mai. Investire non è per tutti, d’accordo: Ho studiato la struttura del mercato e analizzato i cicli storici e il tasso di adozione per capire il momento corretto. Ho poi analizzato una quindicina di cripto diverse per capire sottostante, scenari, potenziale, e scegliere quelle quattro o cinque su cui investire, aggiunge.
Il fascino delle valute digitali non si ferma qui, però. Parte dalla promessa degli esordi, quando i pionieri hanno visto nel bitcoin la nascita di un modello economico libero e alternativo. Sono stato affascinato dal concetto di libertà monetaria.
Ho cominciato nel 2013 perché si potevano comprare carte rare del gioco Magic the Gathering solo in bitcoin, dice Pecoraro.
Primo acquisto quando un bitcoin valeva 60 dollari, ora sfiora i 120mila (ma 70 mila ad aprile, oltre 100 mila a gennaio: le fluttuazioni non sono per i deboli di cuore).
Pecoraro è tra duri e puri delle cripto, con la sua startup Chainblock. Non le affida a nessuna piattaforma di gestione e custodia. Le tiene su un dispositivo personale dedicato (tipo pennetta usb super resistente e con protezioni aggiuntive basate su firma digitale) e la password non la conosco nemmeno io. È in un caveau in Svizzera, bisogna andarci fisicamente per recuperarla.
Checksig di Ametrano segue un approccio opposto, tipo chiavi in mano. Non si limita a custodire i bitcoin ma ha anche un’assicurazione che copre fino a 4 milioni di euro e non ci esponiamo sul mercato mai oltre questa cifra, quindi tutti i soldi dei nostri clienti sono protetti. Tra i servizi, gestisce degli utenti anche gli oneri fiscali. È quanto più si avvicini, almeno in Italia, a un volto normale di questo mondo e del resto Ametrano è stato manager di Intesa San Paolo. Nel 2014 scopro i bitcoin, convinto fossero una truffa, e dedico tutte le mie energie per smontarla. Da lì la storia di un crescente amore e anche il tentativo di fare entrare i bitcoin nei normali circuiti finanziari, ma la banca cen trale europea ha bloccato un progetto di Intesa nel 2018, l’ha giudicato pericoloso.
Quell’anno stesso lascio Intesa. Convinto a procedere fuori da questi binari verso un sogno in cui crede fermamente. Da allora le cripto sono molto più accettate a livello istituzionale, ma per Ametrano siamo ancora lontani dall’ottimo. Molti dei rischi non ci sarebbero se gli utenti potessero comprare criptovalute in banca, evitando così aziende inaffidabili e truffatori. Ora è possibile solo in poche banche. La normativa europea è arrivata soltanto nel 2024, del resto.
Intanto Ametrano, come altri pionieri, deve molto a queste valute. Lui e chi gli è stato accanto, e ci ha creduto. I miei genitori volevano un prestito di 5mila euro, ma io ho dato loro l’equivalente in bitcoin. Una w ventina. I miei non erano contenti, allora. R.
Dopo, invece, sì. Adesso quei bitcoin varrebbero più di 2 milioni di euro.
Ho figli e voglio tutelarli. Federico Pecoraro, uno dei pionieri dei bitcoin ha installato i primi Atm dedicati in Italia nel 2013 non è il solo a essere terrorizzato. Non citatemi, stanno succedendo cose troppo brutte in questi giorni. Vorrei solo una vita normale, adesso, racconta un altro pioniere.
Quest’ondata di rapimenti a scopo di estorsione in Europa e negli Usa, ai danni di milionari delle criptovalute, è solo l’ultimo esempio di dove siamo arrivati con un fenomeno che ha cambiato tutte le regole della finanza. E del crimine.
Rischi e aspetti positivi sono due facce strettamente connesse, da conoscere per chi si interessa a questo mondo.
Oggi ci sono circa 172 mila persone che posseggono almeno un milione di dollari in criptovalute, secondo gli specialisti in migrazione patrimoniale e investimenti Henley & Partners. Milionari (o miliardari) che, non essendo a capo di aziende tradizionali con molti dipendenti, sono spesso sconosciuti al grande pubblico. Ma per loro sfortuna non lo sono più ai criminali.
Tra i casi più eclatanti: David Balland, co -fondatore di Ledger (azienda che opera nel settore), e sua moglie sono stati rapiti a gennaio in Francia. Sempre in Francia il Paese europeo più colpito i criminali hanno rapito il padre di un imprenditore delle cripto chiedendo al figlio milioni di euro.
In entrambi i casi la polizia ha liberato gli ostaggi, ma Balland e il padre dell’imprenditore porteranno sempre i segni. I criminali hanno mozzato loro un dito durante le trattative per il riscatto.
Le criptovalute stimolano questi crimini non solo perché hanno aumentato il numero dei ricchi. Ma anche per due altri motivi. I criminali possono avere il riscatto in quella stessa moneta, in un attimo e senza passare dai canali bancari ufficiali, con una comodità certo maggiore rispetto a una valigia di contanti. Il tesoro in cripto è custodito poi da una singola importantissima password. Chi la conosce può mettere le mani su tutto. I criminali a volte torturano e drogano le persone per avere la loro password, come accaduto quest’anno a un turista italiano a New York.
La facilità con cui le cripto sono usate per scambi monetari internazionali le rendono del resto strumento preferito per truffe, traffico di droga, riciclaggio e altri reati, incluso il terrorismo. Ma è anche il motivo per cui sono diventate riserva monetaria per i cittadini in molti Paesi la cui valuta è debole e troppo volatile, vedi Nigeria, Turchia, Venezuela. La forza innovativa delle cripto e il suo lato oscuro viaggiano sempre assieme.
Questi elementi di eccezionalità del mondo cripto rispetto alla finanza tradizionale sono rilevanti anche per i piccoli investitori. Per loro il rischio non è quello di essere rapiti, ma di subire truffe di vario tipo, spiega Ferdinando Ametrano, co -fondatore e amministratore delegato di CheckSig (piattaforma utile per gli investitori), tra i massimi esperti del tema, anche docente presso l’università degli Studi di Milano.
La truffa più comune di cui L’Espresso si è già occupato sono i finti investimenti: persone che convincono, via internet o al telefono, a comprare criptovalute tramite loro ma che in realtà si intascano i soldi. E non solo. I truffatori si ingegnano in tanti trucchi per carpirti la password, non bisogna comunicarla a nessuno per nessun motivo, spiega Pecoraro. L’ultimo caso, a giugno: i criminali hanno corrotto persone dell’assistenza tecnica di note aziende che gestiscono le criptovalute, come Coinbase, per avere i dati dei loro utenti più danarosi (negli Usa e Regno Unito). In questo modo hanno potuto ingannarli e rubare le criptovalute, per centinaia di milioni di dollari.
In questo caso le aziende, per le loro responsabilità, hanno rimborsato. Ma negli altri no. Nel mondo delle cripto, non c’è un sistema come l’arbitro bancario finanziario italiano, con cui gli utenti possono avere un rimborso dalle banche per frodi simili. E certo i sistemi di sicurezza bancari sono di un altro livello, a tutela dei propri utenti, per via della forte regolamentazione e di decenni di investimenti in questa direzione.
Succede quindi che le aziende delle cripto subiscano un attacco informatico di solito da hacker, spesso al soldo della Corea del Nord e il conseguente furto di quanto custodito. Oppure falliscano, per cattiva gestione e frodi finanziarie, come successo a Ftx (un buco di 30 miliardi di dollari, il suo fondatore è in carcere) e a Terra Luna.
Chi vi ha messo i soldi può sperare solo in rimborsi parziali e nel lungo periodo, se va bene, grazie all’azione dei liquidatori. Il sistema europeo e italiano prevede una solida tutela dei depositi fino a 100mila euro grazie al Fondo interbancario di tutela dei depositi, che protegge i risparmi dei clienti in caso di fallimento bancario.
Al tempo stesso e nonostante tutto, è impossibile resistere al fascino di questo mondo, raccontato i pionieri. Sì, la principale attrazione restano i grandi guadagni.
Chi ha investito in bitcoin nel 2020 ora ha dieci volte il capitale; anche se nel frattempo tante altre criptovalute sono fallite, azzerando tutti i soldi degli utenti.
Ho guadagnato 240 mila euro con le cripto, ci ho pagato parte della villa nuova a Roma Nord. Esentasse: all’epoca la normativa era in un’area di grigio, si poteva fare, dice C., che vuole restare anonimo: Non si sa mai. Investire non è per tutti, d’accordo: Ho studiato la struttura del mercato e analizzato i cicli storici e il tasso di adozione per capire il momento corretto. Ho poi analizzato una quindicina di cripto diverse per capire sottostante, scenari, potenziale, e scegliere quelle quattro o cinque su cui investire, aggiunge.
Il fascino delle valute digitali non si ferma qui, però. Parte dalla promessa degli esordi, quando i pionieri hanno visto nel bitcoin la nascita di un modello economico libero e alternativo. Sono stato affascinato dal concetto di libertà monetaria.
Ho cominciato nel 2013 perché si potevano comprare carte rare del gioco Magic the Gathering solo in bitcoin, dice Pecoraro.
Primo acquisto quando un bitcoin valeva 60 dollari, ora sfiora i 120mila (ma 70 mila ad aprile, oltre 100 mila a gennaio: le fluttuazioni non sono per i deboli di cuore).
Pecoraro è tra duri e puri delle cripto, con la sua startup Chainblock. Non le affida a nessuna piattaforma di gestione e custodia. Le tiene su un dispositivo personale dedicato (tipo pennetta usb super resistente e con protezioni aggiuntive basate su firma digitale) e la password non la conosco nemmeno io. È in un caveau in Svizzera, bisogna andarci fisicamente per recuperarla.
Checksig di Ametrano segue un approccio opposto, tipo chiavi in mano. Non si limita a custodire i bitcoin ma ha anche un’assicurazione che copre fino a 4 milioni di euro e non ci esponiamo sul mercato mai oltre questa cifra, quindi tutti i soldi dei nostri clienti sono protetti. Tra i servizi, gestisce degli utenti anche gli oneri fiscali. È quanto più si avvicini, almeno in Italia, a un volto normale di questo mondo e del resto Ametrano è stato manager di Intesa San Paolo. Nel 2014 scopro i bitcoin, convinto fossero una truffa, e dedico tutte le mie energie per smontarla. Da lì la storia di un crescente amore e anche il tentativo di fare entrare i bitcoin nei normali circuiti finanziari, ma la banca cen trale europea ha bloccato un progetto di Intesa nel 2018, l’ha giudicato pericoloso.
Quell’anno stesso lascio Intesa. Convinto a procedere fuori da questi binari verso un sogno in cui crede fermamente. Da allora le cripto sono molto più accettate a livello istituzionale, ma per Ametrano siamo ancora lontani dall’ottimo. Molti dei rischi non ci sarebbero se gli utenti potessero comprare criptovalute in banca, evitando così aziende inaffidabili e truffatori. Ora è possibile solo in poche banche. La normativa europea è arrivata soltanto nel 2024, del resto.
Intanto Ametrano, come altri pionieri, deve molto a queste valute. Lui e chi gli è stato accanto, e ci ha creduto. I miei genitori volevano un prestito di 5mila euro, ma io ho dato loro l’equivalente in bitcoin. Una w ventina. I miei non erano contenti, allora. R.
Dopo, invece, sì. Adesso quei bitcoin varrebbero più di 2 milioni di euro.
di Alessandro Longo (L’Espresso, 18 luglio 2025)